Gli ostacoli alla completa fruizione dei nostri spazi devono essere tolti!
Il mondo che abitiamo è di tutti, ovvio no? Ma è per tutti? Se consideriamo la quantità e la qualità delle barriere architettoniche presenti sia negli spazi privati che in quelli pubblici il risultato è evidente!
Quello che vediamo ogni giorno, ma spesso anche subiamo di continuo, non lo è. Troppi sono gli ostacoli che impediscono la fruizione. Parlare di godibilità è eccessivo per tante, troppe parti dei luoghi in cui abitiamo, lavoriamo, ci rigeneriamo, ecc. in cui veniamo limitati, per usare un eufemismo.
E’ giustificabile tutto ciò? E’ accettabile in un paese che vuole avere il ruolo che di fatto ci attribuiamo? Ma anche: è legittimo o non rispetta la normativa vigente? E se non lo è non andrebbe “corretto”, per non dire perseguito?
I problemi però non sono solo quelli relativi alla disabilità motoria. Purtroppo, infatti, ve ne sono di molti altri tipi ma questi, che generalmente accomuniamo nel termine barriere architettoniche. Queste sono nella maggior parte dei casi risolvibili senza troppo sforzo ed a costi non eccessivi. E se è così -e piaccia o non piaccia lo è- dobbiamo farlo, per uno dei tanti motivi plausibili: è un dovere sociale ma anche un’opportunità, per chi la sappia cogliere.
La normativa specifica vigente prescrive in caso di nuova costruzione o di ristrutturazione l’obbligo di adottare specifici accorgimenti. Lo scopo è di non realizzare (o eliminare, se già presenti) tutti gli ostacoli al normale utilizzo degli spazi e delle attrezzature qui presenti. A seconda della tipologia del fabbricato e delle su componenti, vengono distinti tre gradi di requisito da raggiungere e garantire agli utilizzatori: adattabilità, visitabilità e accessibilità.
Infine, al di là del dovere sociale, che qualcuno chiama etica, un motivo in più per agire è che basta davvero poco per trovarci a lottare con le barriere architettoniche!
autore: Massimo Meneghin