Gli edifici di pregio devono essere conservati, questo è lo scopo del restauro.
Gli interventi di recupero dell’esistente che vanno oltre la manutenzione (sia quella ordinaria che quella straordinaria) possono essere sostanzialmente di due tipi: la ristrutturazione o il restauro. Nel primo caso è il fabbricato a piegarsi alle esigenze del nuovo uso previsto, nel secondo si tende a conservare quanto più possibile del manufatto, perché di pregio, fino a trovare perfino una destinazione d’uso compatibile all’edificio ma sempre nell’ottica della conservazione del valore che questo bene materiale rappresenta.
Le differenze tra ristrutturazione e restauro sono perciò assolute, essendo queste semplicemente antitetiche, dalle priorità da darsi al grado di modificazione che possiamo ritenere accettabile, dalle modalità di intervento ammissibili fino all’uso, che deve essere compatibile con la conservazione.
Palese come la prima drastica scelta è tra il puro non intaccare nulla, e quindi lasciare che tutto si degradi, oppure intervenire, necessariamente modificando, pur se per parti e limitatamente. Se sposiamo l’ultima ipotesi nasce un problema di modo, diversamente affrontato dalle diverse scuole di pensiero, dato che ognuna detta la propria interpretazione, che spesso non rimane tale ma diviene dogma, si va dal vincolare solo gli edifici di assoluto pregio (nessuno sostiene che si possa modificare il Colosseo o Palazzo Ducale) via via aggiungendo edifici ed oggetti di qualità sempre più bassa fino a includere quelli solamente e semplicemente datati (tutti, come è possibile?): il passato come valore assoluto da contrapporre al presente, che diviene impraticabile.
Se vogliamo passare dalla teoria alla pratica, quindi dai proclami al fare, dobbiamo armarci di un diverso atteggiamento: ciò che vale deve essere rispettato ma deve essere perseguita l’utilizzabilità del fabbricato, unica e per questo inderogabile condizione per evitare il suo disfacimento. Vanno perciò evitati gli estremismi -salvare tutto o non salvare niente- ed agire in modo oculato.
autore: Massimo Meneghin