Legittimare edifici in cui vi siano abusi edilizi è spesso possibile tramite la sanatoria edilizia.
In passato il rapporto tra il costruito e le relative autorizzazioni era molto diverso da quello odierno. Oggi, infatti, c’è una diversa consapevolezza sull’importanza del costruire e ristrutturare in modo legittimo, quindi rispettoso della normativa vigente. In passato, invece, vuoi per la mancata conoscenza, vuoi per convenienza, vuoi per insofferenza alle regole o altro, molto spesso si è costruito senza alcun permesso o in difformità da questo.
A seconda del periodo il Comune, a seguito della specifica domanda rivolta dal proprietario dell’immobile, rilasciava il titolo edilizio che abilitava all’esecuzione delle opere edilizie: nulla osta, licenza edilizia, concessione edilizia, autorizzazione edilizia o permesso di costruire. A questi è stata quindi aggiunta la possibilità di utilizzare dei surrogati, dando facoltà ai professionisti tecnici abilitati (architetti, ingegneri, geometri, periti industriali) di sostituirsi al Comune e di dare la possibilità di effettuare i lavori previa asseverazione degli stessi, quindi assunzione della responsabilità da parte del tecnico sottoscrittore.
Ad aspetti etico-morali, cui ognuno attribuisce l’importanza che crede, ve n sono altri imprescindibili, quali la possibilità di usufruire delle agevolazioni per la ristrutturazione delle abitazioni ma anche il trasferimento tra vivi, quindi la compravendita ed anche la donazione, non è concesso per immobili abusivi.
Dovrebbe perciò risultare del tutto evidente che i fabbricati ad opere terminate dovrebbero essere del tutto conformi ai titoli edilizi che li riguardano, ma spesso non è così, cosa fare in questi casi?
La vigente normativa concede, in specifici casi (quindi non tutti), che si possa ottenere la sanatoria edilizia, quindi un titolo rilasciato a posteriori e volto a legittimare quanto eseguito in assenza delle necessarie autorizzazioni. Si tratta di un tema delicato, da affrontare con tecnici preparati, se non altro per evitare che si trasformi in una autodenuncia…
autore: Massimo Meneghin