Quello del direttore dei lavori è uno dei ruoli più importati ma meno compresi!
La costruzione, ma anche la ristrutturazione, è l’atto di trasformazione del progetto, il passaggio dalla ideazione alla pratica. L’esito è necessariamente legato alla bontà di quanto già elaborato in precedenza con la progettazione: la direzione dei lavori.
Ovvio che la scelta delle maestranze sia determinante, nulla si improvvisa, competenza ed esperienza sono insostituibili.
Oltre a tali figure la legge prevede che i lavori siano diretti da un professionista che assume su di se la responsabilità dell’opera o, se vogliamo, della direzione dei lavori. Non si tratta, perciò, di chi materialmente organizza e sovraintende al cantiere, per questo, infatti, vi è la specifica figura, il direttore tecnico di cantiere. E’ colui che verifica la realizzabilità del progetto ed il modo di operare delle imprese realizzatrici lungo tutto l’iter di costruzione. Lo scopo è il rispetto del progetto approvato e della normativa vigente, curando pure, ma solo se richiesto, gli aspetti economici.
Molto spesso l’incarico, specie nei lavori di modesta entità, viene affidato al progettista, quando invece l’intervento è cospicuo necessariamente sono presenti più tecnici progettisti e quindi la figura del direttore dei lavori viene spalmata su più specialisti: a quella architettonica si aggiungono, a seconda dei casi, quella strutturale, impiantistica termica, impiantistica elettrica, e così via.
Se tutto ciò è chiaro non può non emergere l’importanza di tale ruolo, soprattutto a tutela della committenza, da cui è scelto e per la quale opera. In mancanza di valido interlocutore: che cosa ci diciamo quando, in assenza del controllo effettuato dal direttore dei lavori, l’opera risulta essere difforme dal progetto, e non importa di certo il motivo ma solo il risultato, per cui dovrebbe essere demolita? E se la qualità è bassa, delle strutture ma anche delle finiture? Forse che si doveva intervenire durante l’esecuzione e non contestare alla fine! E se i conti non tornano, chi stabilisce che cosa è corretto e cosa no?
autore: Massimo Meneghin